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Facciamo il babà dell’Artusi
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Il mio primo manuale di cucina fu “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene” di Pellegrino Artusi. Pretenzioso? No, avevo vent’anni e non sapevo neppure cuocere un uovo al tegamino (è rimasta nella storia di famiglia una mia pastasciutta condita nel … colapasta). Ho acquistato semplicemente il primo libro che mi sono trovata in mano. Devo dire che, nonostante negli anni mi sia costruita una biblioteca culinaria di tutto rispetto, il libro dell’Artusi è rimasto per me una pietra miliare. Credo che mi abbia inculcato l’amore per le tradizioni, il rispetto delle culture regionali, il rifiuto per le “scorciatoie”. Con questo non mi dò la patente di cuoca perfetta, ma semplicemente di amante delle storie di cucina  tipiche di ogni regione d’Italia e di ogni etnia. Le ciambelle non mi riescono sempre col buco, ma è bello provarci.

Questo è il mio babà su ricetta dell’Artusi. Secondo me è attualissimo per forma, colore e sapore e, non essendo usuale, ci fa fare una splendida figura.

INGREDIENTI:

  • farina 00 grammi 250
  • burro grammi 70
  • zucchero semolato grammi 50
  • marsala, un cucchiaio
  • rhum o cognac un cucchiaio
  • candito a filetti grammi 10
  • uva malaga o corinto grammi 80
  • lievito di birra grammi 30
  • panna 1 dl
  • uova 2 più un rosso
  • sale un pizzico
  • aroma di vaniglia

Mischiare il lievito di birra con 70 grammi di farina e un pochino di latte fino a formare un panetto, fategli un taglio a croce e mettetelo a riposare in una ciotola coperto al tiepido (circa mezz’ora)

Rompete le uova in una ciotola e lavoratele a spuma con lo zucchero, aggiungere il resto della farina, il panetto lievitato, il burro sciolto tiepido, il marsala e il rhum e ammorbiditelo con il latte (o panna) tiepido. Lavoratelo a lungo finchè il composto non si stacchi dalla bacinella, per ultimo unite l’uvetta e i canditi.

Lasciatelo lievitare, quando si sarà gonfiato versatelo in uno stampo unto di burro spolverizzato di farina mista a zucchero a velo. Lo stampo deve avere i bordi alti, va benissimo anche uno stampo con i bordi costoluti da budino. Il composto non deve superare la metà dello stampo.

Mettetelo a lievitare coperto in un posto tiepido (l’ideale è il forno spento con la luce accesa) fino al raddoppio del volume (circa 2 ore)

Per la cottura: spostatelo delicatissimamente, accendete il forno a 200°, quando è in temperatura infornate sempre delicatamente (i movimenti bruschi lo farebbero sgonfiare). Dopo 40 minuti dovrebbe aver raddoppiato il volume e essere cotto con un bel color bruno. Spegnete, lasciate intiepidire in forno, poi sformatelo e cospargetelo di zucchero a velo.

NOTE

Se vi piacciono i canditi, cercate quelli di frutta intera, si trovano solo su alcune bancarelle nei mercati e tagliateli voi a dadini (io quando li trovo, mi sveno e faccio la scorta) evitate quelli pronti nelle scatolette. Orrendi!

Trucco per sformare senza danni: mettere il dolce ancora nello stampo in freezer. Quando è surgelato, basta un colpetto e voilà, si stacca che è un piacere (autore. Luca Montersino – mitico maestro pasticcere)

Artusi? Chi era costui?

Pellegrino Artusi (Forlimpopoli4 agosto 1820 – Firenze30 marzo 1911) è stato uno scrittoregastronomo e critico letterario italiano

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Il manuale, dal titolo La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene, dopo un iniziale insuccesso alla sua prima pubblicazione, nel 1891[3] fece raggiungere invece al suo autore la popolarità. Il volume è rimasto in stampa per oltre cent’anni ed è stato tradotto in diverse lingue, tra le quali, ultima in ordine cronologico, il portoghese.
L’opera di Artusi, considerata la prima trattazione gastronomica dell’Italia unita, è stata riscoperta e valorizzata dall’edizione critica curata da Piero Camporesi nel 1970, che ha prodotto come risultato indiretto l’inserimento a pieno titolo del trattato gastronomico artusiano nel canone della letteratura italiana

http://it.wikipedia.org/wiki/Pellegrino_Artusi

 

Maruska
Ha una certa età, ha lavorato per quarant’anni nel mondo del beauty, sia dalla parte dell’editoria che da “dietro le quinte”. Ha conosciuto tutti, o quasi, i produttori di cosmetici, i creatori di profumi, le fabbriche dei contenitori e degli imballaggi e tutti, o quasi, i profumieri italiani. Ama moltissimo il make-up, cura la pelle ma senza ossessione
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