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Come nasce un profumo
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Dai racconti di storie ed emozioni, ricordi e sensazioni, nascono le creazioni di Silvio Levi. A lui abbiamo chiesto di introdurci nel magico mondo della profumeria artistica

Dietro la creazione di una buona fragranza c’è un lavoro fatto di passione, base tecnica e conoscenze chimiche ma anche tanta passione, un forte bagaglio culturale, tanta memoria ed esasperata sensibilità. Il “naso” è sempre insostituibile protagonista della creazione ma, forse non tutti sanno, che non è l’unico artefice della composizione finale di quello che diventerà il nostro Profumo. Come nella musica, infatti, nella maggior parte dei casi vi è un musicista (il naso) e un paroliere (il narratore-regista). Il rapporto e la comunione tra queste due entità è estremamente importante per la riuscita dell’interpretazione olfattiva. E’ dallo scambio di parole tra il “musicista” ed il “paroliere” che nasce una scelta di ingredienti che possano contribuire alla resa del concetto artistico (ad esempio la nota metallica di una pietra e il senso di aridità del deserto o l’aspetto latteo dell’odore del legno di Sandalo). In pochi minuti questo scambio di sensazioni diventano un elenco di nomi chimici e nomi commerciali di materie prime. E il dialogo si fa ancora più serrato sulla necessità, per esempio, di smorzare la nota cristallina della violetta, o ispessire la nota verde con un senso di corposità … Tutto questo incrementa ed arricchisce una lista scritta da parte del profumiere (il naso) che l’esperienza e la preparazione gli permette di “sentire” quello che può essere il risultato olfattivo della composizione prima ancora di aver mescolato una sola goccia di essenza. Solo a questo punto il profumiere prepara da cinque fino a venti campioni di prodotto, che verranno nuovamente commentati, selezionati e modificati ancora una volta dal “regista” e dal “creatore”. Spesso il risultato ottimale è frutto di una semplificazione in cui vengono individuate le vibrazioni più significative, che permetteranno al regista e ispiratore della fragranza, di scegliere la sua storia. E’ l’inizio di un nuovo racconto olfattivo. Ma perché ci vuole un duo compositivo per far nascere un profumo? Il narratore non ha esercizio di solfeggio e la quotidiana esperienza che permette al naso di “sentire” nella sua testa il risultato di un accordo, ovvero l’effetto dell’unione di tre o più ‘note’ che spesso è molto di più e diverso che la loro semplice somma. Ci vogliono infatti almeno 8-10 anni e un lunghissimo esercizio quotidiano per assumere questa competenza e per impadronirsi di quest’arte. Ma chi ha tecnica non sempre ha la fantasia o l’estro per creare racconti indimenticabili (o i budget limitati dell’industria cosmetica non lo permettono). Ecco perché spesso un duo assicura risultati più nuovi ed inesplorati.

E così come la creazione di una fragranza inizia sempre con l’idea creativa del suo regista, anche noi abbiamo intervistato, per primo,  il suo ideatore.

«Il profumo è stato (ed è) il mezzo di comunicazione preferenziale tra terreno e divino. Druidi, Stregoni, Sacerdoti greci ed egizi, Bramini induisti, Rabbini hanno sempre affidato ai fumi di sostanze odorose le offerte e i tributi alle divinità. Anche dopo la “democratizzazione” a cui diede un contributo enorme ai primi del ’900 Francois Coty, il profumo mantiene tutt’oggi, meritatamente o meno, un ruolo di raffinatezza, prestigio e lusso». A introdurci nel mondo delle essenze più preziose, Silvio Levi, laureato in chimica e subentrato, nel 1995, alla direzione della società di famiglia, la Calè, che ricerca, sceglie e distribuisce indiscussi capisaldi della profumeria. La passione per questa arte l’ha guidato inoltre alla realizzazione del suo sogno: un marchio proprio con fragranze create completamente sotto la sua regia, “Calè fragranze d’autore”.

Il profumo è cambiato nel corso dei secoli, cosa dobbiamo aspettarci in futuro?

Prima era più legato alle sostanze aromatiche disponibili in loco. Con le colonizzazioni il profumo ha anticipato la globalizzazione rendendo le note esotiche meno estranee; oggi, altro esempio di contaminazione culturale, dona alle note proprie dell’arte culinaria – come zenzero, cumino, rafano, ginger, che si uniscono a pepe nero e rosa, ginepro e rosmarino – un nuovo ruolo, nell’ambito delle fragranze per il corpo. Nel futuro? Beh, ci sto lavorando.

Creare un profumo, oggi, è più immaginazione ed alchimia o più opportunità di mercato?

Come ogni prodotto, il profumo può essere poesia, arte o puro oggetto di scambio. Per me, ma non solo per me, il mondo del profumo si divide in “buoni” e “belli”. Di profumi buoni, per fortuna, ce ne sono tanti. Di profumi belli molti meno. I profumi belli sono quelli che dicono qualcosa, che ti catturano e ti portano nel mondo delle meraviglie. Sono profumi da “ascoltare” e capire in profondità, non come avviene per tutti quei prodotti buoni, o passabilmente buoni, che diventano best seller solo grazie alla pubblicità.

Quando percepisce che una sensazione o un ricordo diventeranno un profumo?

Mi è capitato ad esempio rileggendo una storia scritta qualche tempo fa. In quel caso ho provato una sensazione fisica, una sorta di pelle d’oca, un groppo allo stomaco. Allora ho capito di essere pronto a tradurre quelle emozioni in profumo.

Per quale personaggio vorrebbe creare un profumo?

Due mi intrigano in particolare. Una è Alice, quella “nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll. Come lo chiamerei? Presto che è tardi! L’altro personaggio è Isaac Asimov. Uno scienziato, l’inventore di una letteratura, quella di fantascienza e fantapolitica, che mi ha accompagnato per tutta la mia giovinezza. Uno spirito libero. Dalla giallistica all’analisi critica della Bibbia, dalle leggi della robotica alla fotosintesi clorofilliana, non vi è campo in cui non mi abbia coinvolto divertendomi e stimolandomi. Grandioso!

C’è una materia prima per lei irrinunciabile?

Di certo ve ne sono due che amo spassionatamente. Sono il Vetyver e il legno Cedro. Del Vetyver amo l’unione tra verde e marrone, tra radice terrosa e la sua corposa, quasi balsamica e dinamica, freschezza verde. Del legno Cedro, quel fantastico odore di matita temperata, il senso di “casa”, di naturale e vero, di semplice e immediato, di legno fresco e tenero. Profumi molto legati alla terra… e sì che sono dei Pesci!

Qualche anticipazione sulle tendenze per la prossima stagione?

Beh, i nuovi trend lanciati dall’industria del beauty spesso non sono altro che sperimentazioni e genialità della Profumeria Artistica, ritenute inizialmente troppo all’avanguardia per poi diventare ‘graditi’ ai gusti più comuni. Per cui suppongo che quando finirà l’ubriacatura da Oudh  (cioè quella nota corposa, densa, legnosa ma anche carnale di questa misteriosa resina che si forma dentro i tronchi di alberi infettati da un fungo raro che spesso, proprio per il costo eccessivo della materia prima è prodotta con sostanze sintetiche), suppongo che assisteremo a brevissimo al successo delle note metalliche, che ricordano il sangue (merito del successo dei vampiri utilizzati nelle ultime proiezioni cinematografiche?) e all’ulteriore avanzata delle spezie nord africane e asiatiche (ginger, cumino, zenzero, paprika…). Buon Appetito!

 

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Francesca
Proprietaria e condirettore della testata. Per oltre vent’anni ha lavorato al fianco di Maruska con la stessa passione. Vuole festeggiare i suoi primi...quarant’anni (o qualcosa di più) condividendo desideri, dubbi, esigenze e scoperte dell’universo della bellezza con il maggior numero possibile di amiche. E’ sempre truccata e le piace cambiare. Manie? Le unghie!
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