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L’APPROCCIO “LEAN” PER MIGLIORI TERAPIE
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Ilean management (gestione snella) è  una modalità organizzativa e gestionale già applicata con successo nel settore dell’industria automobilistica (Toyota è stata la prima) e che ora comincia ad essere adottata con ottimi risultati in sanità, anche in ambito oncoematologico. Una pratica che si propone la riduzione degli sprechi di tempo e denaro e la massimizzazione del tempo dedicato al paziente.

Intervista a Mario Boccadoro, Professore Ordinario di Ematologia all’Università di Torino

Mario Boccadoro

credits: ematologiainprogress.it

 

Innovazione farmacologica e miglioramenti organizzativi. Le chiavi del cambiamento, in oncoematologia, sono la gestione domiciliare che riduce i rischi di contagio e una scelta più oculata delle diverse opzioni farmacologiche.

«Il luogo più sicuro per un paziente ematologico è casa sua». È partendo da questa premessa che Mario Boccadoro, Professore Ordinario di Ematologia all’Università di Torino, introduce il concetto di lean management in oncoematologia. Un concetto che per chi si occupa di malattie tumorali del sangue significa anche deospedalizzazione: «Il paziente ematologico è un paziente immunodepresso e quindi l’ospedale non è per definizione un luogo sicuro per lui». In questo senso la gestione domiciliare è in ematologia una priorità prima di tutto per il bene del paziente, e solo secondariamente rappresenta un risparmio notevole per il sistema.

 La deospedalizzazione può rappresentare quindi una strategia vincente…

«Sicuramente. Del resto si tratta di una tendenza. Pensiamo alla chemioterapia: un tempo si faceva in regime di ricovero, poi in day hospital, poi in ambulatorio e ora anche domiciliarmene. È un’evoluzione naturale: si andrà sempre più in questa direzione. Pensiamo che in ematologia si fanno anche trapianti, a casa».

Ma cosa occorre perché tutto ciò avvenga con sempre più sicurezza per il paziente?

«Serve innanzitutto ripensare l’organizzazione: occorre che in caso di complicanze il paziente possa essere riportato in ospedale rapidamente per essere assistito. È necessaria quindi una gestione più flessibile del paziente, che garantisca alternanza tra ospedale e domicilio».

Oggi i farmaci consentono una gestione domiciliare della patologia?

«Sì, ma il punto chiave è la scelta del farmaco. E su questo punto possiamo ancora migliorarci. Pensiamo al fatto che nelle malattie diffuse in tutto l’organismo, come le malattie ematologiche, i progressi terapeutici sono progressi farmacologici: solo il farmaco raggiunge tutto l’organismo. Occorre quindi una sempre più attenta valutazione della funzionalità e dell’efficacia. È soprattutto in ematologia che si può fare di più per migliorare la qualità di vita del paziente e contemporaneamente contenere i costi».

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Stefania Bortolotti
Milanese, giornalista, con una lunga presenza sulle pagine di Selezione dal Reader's Digest, dove ha scritto di salute come argomento principale. Tema questo che l'ha sempre interessata e appassionata e che segue tuttora per diverse testate. Tra le sue passioni? I viaggi e, quando non scrive e non insegue personaggi da intervistare, si regala piacevoli soste a Santa Margherita, il mare che ha nel cuore.
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