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Book Club
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Book Club – Il Capitolo Successivo. Il film, diretto da Bill Holderman, racconta come il gruppo migliori amiche, formato da Vivian (Jane Fonda), Sharon (Candice Bergen), Diane (Diane Keaton) e Carol (Mary Steenburgen), parta finalmente per quel viaggio di sole donne, che ha a lungo rimandato. Le quattro amiche portano il loro club del libro in Italia, ma quella che doveva essere una vacanza rilassante si trasforma ben presto in un’avventura in giro per l’Europa, quando qualcosa inizia ad andare storto e vengono rivelati alcuni segreti. È così che Vivian, Sharon, Diane e Carol vivranno un’esperienza che capita una volta sola nella vita.

Nel cast del film anche Andy Garcia, Giancarlo Giannini, Don Johnson e Vincent Riotta.

4195_D018_00176_RC3 (l-r) Mary Steenburgen stars as Carol, Candice Bergen as Sharon, Diane Keaton as Diane and Jane Fonda as Vivian in BOOK CLUB: THE NEXT CHAPTER, a Focus Features release. Credit: Riccardo Ghilardi / © 2023 FIFTH SEASON, LLC

CAPITOLO 1: UN INIZIO PROMETTENTE

Quando gli sceneggiatori Bill Holderman ed Erin Simms hanno scritto e prodotto Book Club – Tutto può succedere nel 2017, non avevano idea di quanto il loro fosse un atto rivoluzionario. Il film si basa su un fatto realmente accaduto: Holderman e Simms inviarono alle rispettive madri una copia del romanzo erotico-sentimentale di successo Cinquanta sfumature di grigio, di E.L. James. Ma la scelta più audace inerente al film – interpretato dalle leggende di Hollywood Diane Keaton, Jane Fonda, Candice Bergen e Mary Steenburgen – non è da ricercare nelle aperte conversazioni sul sesso intrattenute dalle donne (che erano comunque molto divertenti). Bensì nel fatto che il film di una major cinematografica potesse essere interpretato da quattro protagoniste ultra sessantacinquenni.

Era molto insolito vederle insieme perché sebbene si conoscessero, in alcuni casi persino da cinquant’anni, non avevano mai avuto occasione di recitare fianco a fianco. “Se si pensa alla struttura dei film, c’è spesso un’unica protagonista. In questo caso, invece, erano in quattro”, afferma Simms. “Le attrici hanno lanciato anche qualche battuta sui colleghi uomini con cui avevano condiviso la scena negli anni. Invece loro, nonostante le lunghe carriere di successo, non avevano mai avuto occasione di lavorare insieme, è incredibile”.

Grazie alla stima che provavano reciprocamente anche lontano dai riflettori, lavorare insieme nel film è risultato semplice e naturale. “Penso che ciò dipenda dal fatto che siamo quattro donne estremamente diverse. Per certi versi non ci somigliamo”, spiega Steenburgen. “Ma nel profondo, in termini di professionalità, gentilezza, amore per la recitazione e impegno professionale, abbiamo tantissime cose in comune. C’è stata intesa fin dal primo giorno”.

Il film ha incassato più di 100 milioni di dollari al botteghino, dimostrando quanto il pubblico abbia apprezzato il fatto di vedere recitare insieme queste icone del cinema, divertendosi. “Uno dei problemi riscontrati da Bill nella direzione del film è stato quello di non riuscire a farci stare zitte. Non vedevamo l’ora di essere in scena per parlare, parlare, e ancora parlare. Non è stato semplice per lui rimetterci in riga e farci tornare al lavoro”, racconta Fonda. E Steenburgen concorda: “Saremmo in grado di fare impazzire qualsiasi uomo. Ci troviamo così bene insieme che non riusciamo a smettere di parlare. Siamo persone precise e a modo, è solo che non riusciamo a stare zitte e Bill non può che accettarlo, è molto paziente con noi”.

A rendere Book Club – Tutto può succedere un successo non è stata solo la novità di far recitare insieme le quattro protagoniste, ma anche il modo in cui i personaggi che interpretano sono stati concepiti da Holderman e Simms. Piuttosto che porle l’una contro l’altra – cosa molto lontana dall’esperienza di Simms con le sue amiche – gli sceneggiatori volevano raccontare l’amicizia vera fra donne. E le protagoniste hanno accolto questa visione con entusiasmo. “Bisogna sfatare il mito secondo cui le donne sono sempre competitive e litigiose. Nella mia esperienza non è affatto così”, afferma Fonda. “Certo, può sempre capitare che fra due donne non ci sia simpatia. Questo film vuole invece raccontare il rapporto fra donne che vanno d’accordo, che si vogliono bene, che si aiutano reciprocamente. E tutto ciò è meraviglioso”.

Anche Steenburgen la pensa allo stesso modo, raccontando come i temi di fondo del film, incentrati sul profondo rapporto di amicizia fra donne, siano stati accolti positivamente dal pubblico. “Ho ascoltato in questi anni l’opinione di diverse persone che l’hanno visto, e ciò che hanno apprezzato di più è stato il fatto che le quattro amiche si prendessero cura l’una dell’altra, che ci fossero sempre l’una per l’altra. Si dicevano tutto in modo sincero, ma mai con cattiveria. Oggi gran parte dei film si concentrano sulla cattiveria o la competitività delle donne; questo, invece, mette al centro l’amicizia vera. Alcune delle mie amicizie sono nate decenni fa e continuano a essere molto importanti per me. Penso che il pubblico abbia apprezzato questa scelta”.

Bergen ha inoltre valutato positivamente il fatto che i personaggi fossero donne pienamente realizzate e a tutto tondo, e non semplici caricature: “Ho davvero apprezzato il fatto che il mio personaggio fosse un giudice della Corte federale, una donna di spessore, molto intelligente e con una brillante carriera. Ma anche capace di affidarsi alle sue amiche, con cui si sfoga e a cui chiede sostegno per gestire le pressioni sul lavoro. E ancora, una donna dotata di senso dell’umorismo”.

Ad aggiungere valore al film è stato il ricorso a un tono divertente e commovente al tempo stesso. La storia racconta di quattro amiche le cui vite cambiano radicalmente dopo aver letto Cinquanta sfumature di grigio, tanto da decidere di dare priorità ad aspetti della vita che prima d’ora non avevano mai preso in considerazione. La magnate alberghiera Vivian (Fonda) si concede una storia seria con un uomo dopo aver trascorso gran parte della vita senza impegnarsi sentimentalmente; Diana (Keaton), da poco vedova, riesce a rifarsi una vita che vada al di là dei bisogni di marito e figli; Sharon (Bergen), giudice federale, si ricava del tempo da dedicare a se stessa al di fuori del lavoro; e Carol (Steenburgen) riesce ad affrontare i suoi problemi di intimità all’interno di un matrimonio tutt’altro che felice.

Il film ha dato a ciascuna delle attrici una storia di fondo e uno sviluppo del personaggio a tutto tondo, ma ha anche lasciato spazio per altro: “Il primo capitolo del film si concentrava sulle singole storie dei personaggi, apparivamo insieme solo durante i nostri incontri al club del libro. Nel sequel passiamo ancora più tempo insieme”, afferma Fonda.

CAPITOLO 2: UNA NUOVA AVVENTURA

L’idea del sequel è arrivata quasi subito, prima ancora che il primo film fosse distribuito, e a proporla non sono stati Holderman o Simms. “L’idea è venuta a me e a Candice durante un viaggio di promozione del primo film al CinemaCon, a Las Vegas”, racconta Steenburgen. Simms allora ha domandato alle donne dove avrebbero voluto ambientare il sequel. “Io e Candice ci siamo guardate e abbiamo risposto in coro: ‘In Italia!’. E non abbiamo mai rinegoziato quella affermazione. Ho sempre ricordato a Bill ed Erin che la scelta dovesse essere quella. Anche Keaton era entusiasta. Ha affermato infatti che lavorare in Book Club – Il capitolo successivo è stata un’esperienza straordinaria: “Mi sentivo a mio agio con il regista e mi sono davvero divertita con tutti i professionisti che hanno lavorato al primo capitolo del film, soprattutto con le altre attrici, che sono incredibili”, racconta.

Una volta stabilita la location, prima ancora che fosse preso qualsiasi accordo, gli sceneggiatori hanno colto la sfida di immaginare un viaggio emozionale degno di questi personaggi. “Da sceneggiatore, mi sento di dire che è stato semplicissimo, che il sequel si è praticamente scritto da solo, che abbiamo immaginato la storia e poi tutto è fluito naturalmente”, afferma Holderman. “E ciò è accaduto per via dell’impegno che abbiamo messo nel sequel: non volevamo realizzarlo soltanto perché il primo film era andato bene. E non avremmo proseguito nel progetto fin quando non fossimo giunti a una storia di cui eravamo sinceramente entusiasti”.

Il sequel del film non ci sarebbe stato senza un romanzo a cui ispirarsi, e stavolta Simms e Holderman hanno scelto L’alchimista di Paulo Coelho, che racconta il viaggio alla scoperta di se stessi. I due sceneggiatori sono stati attratti dal tema di fondo: abbiamo sempre la possibilità di prendere in mano il destino e trasformare in opportunità le sfide che la vita ci presenta. “Talvolta, mettendosi in gioco e aprendosi a situazioni incredibili, si presentano delle opportunità. Ed era questo il concetto che desideravamo trasmettere”, afferma Holderman. “Esiste sempre la possibilità che ti rubino il bagaglio o di perdere il treno. Queste esperienze possono provocarci disorientamento oppure possiamo accettarle in quanto parte dell’avventura, durante la quale possono verificarsi anche eventi negativi”.

Simms chiarisce in modo più approfondito come L’alchimista sia connesso alle protagoniste del film, in questa precisa fase della loro vita: “Il punto è non invecchiare. Certo, l’età avanza e il fisico ne risente, ma si può rimanere giovani se si è interessanti e curiosi. Si può condurre una vita attiva, ma non bisogna mai smettere di imparare nuove cose, di prendersi cura di sé, di desiderare nuove esperienze”.

Holderman e Simms si sono impegnati fortemente affinché il sequel non cadesse nella trappola di far apparire i suoi personaggi incapaci di fare i conti con l’evoluzione dei tempi o rassegnati a lasciarsi sfuggire la vita. Al contrario, le protagoniste di Book Club – Il capitolo successivo non hanno paura di correre rischi e commettono errori con disinvoltura. “Ho quasi 85 anni e mi piace interpretare donne più grandi che vivono ancora la vita con entusiasmo: penso che sia un modo per incoraggiare i più giovani a non avere paura di invecchiare”, dice Fonda. “Ma anche per infondere speranza nelle donne sulla possibilità di condurre una vita entusiasmante anche dopo i 60 anni”.

L’azione del film prende il via con il venir meno dell’isolamento dovuto alla pandemia. Carol, interpretata da Mary Steenburgen, ricorda alle amiche del viaggio in Italia che avevano promesso di intraprendere insieme quando avevano vent’anni, prima che le loro vite prendessero un’altra piega. Gradualmente ma con convinzione, tutte accettano la sfida. Lasciandosi alle spalle situazioni complicate legate al lavoro o alla famiglia, queste donne riescono nuovamente a concentrarsi su se stesse, accompagnate dalle amiche di sempre.

“Bill ed Erin non hanno scritto un film in cui le protagoniste parlano esclusivamente di quanto sono vecchie e dell’incapacità di usare le tecnologie. Il film è molto di più”, spiega Steenburgen. “Parla di come affrontare una fase della vita in cui i momenti vissuti in passato sono maggiori di quelli che vivremo in futuro, e dell’effetto che questo provoca a livello profondo, le domande che fa sorgere e l’effetto che sortisce sulle amicizie, sulla vita sentimentale e sul desiderio di vivere intensamente le esperienze. L’obiettivo è non perdersi neanche un momento”.

A Fonda non è sfuggito il livello di cura e di attenzione dei cineasti sul set: “Bill sa esattamente ciò che vuole ed è molto gentile e paziente con gli attori e con la sua compagna Erin, autrice insieme a lui della sceneggiatura. Loro due insieme sono capaci di farti sentire al sicuro, capiti e apprezzati”, afferma.

Keaton era entusiasta di lavorare di nuovo insieme al suo affezionato regista: “Bill è il motivo per cui sono qui e gli sarò eternamente grata per aver fatto in modo che tutto ciò accadesse”, afferma. Secondo l’attrice, ciò che ha reso il sequel davvero speciale è stato avere scelto l’Italia per le sue ambientazioni. “Non è incredibile pensare di dover stare in Italia per due mesi e mezzo? Ero subito pronta a trasferirmi! È stato straordinario vivere lì. Sono sempre felice di cogliere qualsiasi opportunità per andarci: è piena di persone incredibili e di luoghi inimmaginabili”, afferma con enfasi l’attrice.

Non c’era posto migliore dell’Italia per compiere il tanto atteso viaggio tra donne e trasformarlo in un addio al nubilato nel momento in cui Vivian si ritrova inaspettatamente fidanzata a poche settimane dalla partenza. Oltre a dire addio alla vita da single di Vivian, la vacanza offre a ciascuna delle donne l’opportunità di riconnettersi con il passato e rimettere in discussione il proprio futuro, chiudendo il cerchio su alcune situazioni e aprendo il proprio cuore ad altre. E persino di vivere l’esperienza di trascorrere una notte in prigione. Durante il viaggio, si mangiano chili di pasta e si bevono litri di vino; e ancora, almeno una di loro si ritrova a indossare l’abito da sposa: in Italia tutte finiscono per vivere esperienze avventurose.

CAPITOLO 3: LE FANTASTICHE QUATTRO ALLA CONQUISTA DELL’ITALIA

Riuscire a mantenere la promessa e portare il cast di Book Club – Tutto può succedere in Italia è stato fin dall’inizio sfidante per Holderman e Simms.

Holderman ricorda il momento a Las Vegas in cui le donne hanno escogitato il piano. “Erano reduci da un viaggio, avevano un aspetto fantastico ed erano emozionate. ‘Stiamo realizzando il sequel del film che sarà ambientato in Italia’, hanno affermato. ‘Fantastico!’, ho commentato io. Poi Erin e io ci siamo guardati domandandoci come saremmo riusciti a scrivere una storia ambientata in Italia”.

“Da quel momento abbiamo cercato di dare un tocco di italianità all’intera storia”, prosegue Simms. “Non eravamo obbligati a farlo, avremmo potuto cambiare ambientazione. Ma l’idea ci stuzzicava e abbiamo cercato in tutti i modi di realizzarla”.

Per realizzare la scenografia di Book Club – Il capitolo successivo, Holderman ha arruolato lo scenografo Stefano Maria Ortolani e il costumista Stefano De Nardis, che hanno abilmente mantenuto l’atmosfera chic e accogliente del film originale arricchendola con il desiderio di evasione e la sensualità tipicamente italiani.

“Lavorando con responsabili di settore e un team tutto italiano, conoscitore e amante dell’Italia e della capitale, potevamo costantemente chiedere consigli sui luoghi e sulle vie da visitare per poter raccontare Roma in modo ancora più realistico. Volevamo cogliere fedelmente la vita in Italia e proiettarla sul grande schermo”, afferma Holderman. “E tornati alla libertà dopo aver vissuto le restrizioni del periodo pandemico, volevamo che il film trasmettesse apertura. Il regista si è lasciato ispirare girando alcune scene del film nei leggendari studi cinematografici di Cinecittà, proprio di fronte al Teatro 5, dove Federico Fellini ha girato La Dolce Vita, Amarcord e 8 ½: Era straordinario poter uscire ogni giorno dal teatro e sentire la storia di quei luoghi, afferma Holderman.

Il lavoro di Ortolani non era affatto semplice: dover realizzare un film che offrisse agli spettatori uno sguardo nuovo sui luoghi d’interesse del Paese, evitando tuttavia di scegliere posti e di inquadrature scontate. “Abbiamo cercato di non renderlo troppo turistico, pur girando in siti meravigliosi come l’antico Castello della Castelluccia”, afferma, riferendosi a una delle location utilizzate per realizzare molte scene chiave. “Ci è stato chiesto di trovare quante più cose possibili in giro per Roma, e abbiamo proposto luoghi da togliere il fiato, nei quali non avevo mai girato prima d’ora”, racconta. “Un negozio di antiquariato appena fuori da Via dei Coronari, una via molto centrale di Roma, molto elegante e poco turistica; o ancora, una villa del XVI secolo appena fuori città. Siamo riusciti a cogliere l’atmosfera romantica anche delle sinuose strade secondarie”.

Uno dei luoghi più incredibili in cui abbiamo girato è stato Venezia, città senza tempo. “La villa veneziana aveva giardini davvero meravigliosi, abbiamo girato i canali della città a bordo dei motoscafi. Venezia è ricca di tradizioni e di una luce incredibile. Gli spettatori non italiani desidereranno andare a visitarla, questo è certo”, racconta Ortolani.

E in quanto ex stilista, De Nardis non poteva credere di poter vestire le star di Book Club – Il capitolo successivo seguendo le ultime e più raffinate tendenze della moda italiana. “Le quattro attrici, in diverse fasi della loro vita, sono state tutte importanti icone della moda. Per me è stata davvero l’opportunità di una vita”, dice. “Volevo creare un mondo su misura per ognuno di loro e Bill, Erin e le stesse attrici me lo hanno consentito”.

Ognuna di loro aveva una visione chiara del personaggio che interpretava e di cosa avrebbe potuto indossare, e ciò le rendeva delle collaboratrici perfette – sognatrici e un po’ impetuose – per De Nardis. Jane sapeva perfettamente cosa le si addiceva di più e cosa voleva indossare: una specifica linea spalla, un particolare giro vita. Riguardo a Diane, ero terrorizzato all’idea di incontrarla perché rappresenta una vera e propria icona di stile e ha un gusto ineccepibile. Candice è molto sofisticata con un gusto eccezionale e Mary è una straordinaria bellezza bohémien”.

CAPITOLO 4: GLI UOMINI DI BOOK CLUB

Piuttosto che rimanere a distanza dagli eventi del Covid, l’inizio del film si svolge proprio nel bel mezzo della pandemia, quando questi personaggi – ma anche molti spettatori – si riunivano in gruppi di lettura virtuali per mantenere un equilibrio mentale e rimanere connessi. “Dopo essere stati rinchiusi in casa in assenza di molte delle persone amate abbiamo imparato a non dare più nessuno per scontato”, afferma Steenburgen. “La sceneggiatura parte proprio da lì, e penso che questa sia la motivazione che ci conduce a immedesimarci così tanto con il film”.

Per quanto riguarda la storia, la pandemia è uno degli elementi che dà spunto al viaggio in Italia. Quando Arthur, interpretato da Don Johnson, fa la proposta di matrimonio a Vivian (Jane Fonda), la loro idea di vacanza si trasforma in un addio al nubilato per festeggiare la loro amica da tempo single che ha trovato – di nuovo! – l’amore della sua vita, stavolta nell’età della pensione. “Aveva proposto a Vivian di sposarlo quand’erano ventenni, e lei aveva rifiutato perché non aveva alcuna intenzione di convolare a nozze. Ma quarant’anni dopo, dopo una vita in piena libertà, frequentando amanti e senza alcun vincolo, i due si riconnettono e la scintilla si riaccende. E quando esplode il Covid e trascorrono l’isolamento insieme nella casa di Arthur a New York, la donna realizza che non è poi così male. E si convince a sposarlo”, racconta Fonda.

Quello che un tempo sarebbe stato un fine settimana rilassante diventa un viaggio internazionale on the road: le donne viaggiano su aerei, treni e automobili alla volta delle incredibili zone rurali per poi stabilirsi a Roma. “Ogni notte, quando tornavo a casa, pensavo a quanto fosse viva questa città, non riuscivo a crederci! Una città piena di persone, motorini, un via vai continuo a tutte le ore. Quando si cammina per le strade, si avverte una grande vitalità”, dice Bergen.

Mitchel e Bruce, interpretati rispettivamente da Andy Garcia e da Craig T. Nelson, si dirigono in Italia per riunirsi con le loro donne interpretate da Diane Keaton e Mary Steenburgen. Candice Bergen fa subito notare che i loro ruoli non sono semplicemente un abbellimento della scena: “Dire che i ragazzi sono soltanto belli significherebbe sminuirli, perché sono tutti attori talentuosi”, afferma.

“Io e Craig abbiamo lavorato insieme per la prima volta nel 2009 in Ricatto d’amore, con Sandra Bullock, Ryan Reynolds e la grande Betty White, e siamo andati subito d’accordo. E dunque ero molto entusiasta quando mi hanno detto che avrebbe interpretato il ruolo di mio marito in Book Club – Tutto può succedere”, dichiara Steenburgen. “È stato divertente provare le scene con lui, passare del tempo insieme. È straordinario come persona e come professionista”.

Fonda e Johnson si conoscono ancora da più tempo nella vita reale. “Conosco Don dai primi anni’ 70, quando ho fondato un’organizzazione anti-militarista dal nome Entertainment Industry for Peace and Justice. Era un ragazzo molto bello, che partecipava agli incontri. Io pensavo che fosse per ragioni ideologiche, e invece voleva fare conquiste”, racconta lasciandosi andare a una risata. “Era ed è ancora oggi molto carismatico, professionale e bello, una persona con cui si lavora molto bene”.

Andy Garcia riappare nel sequel per interpretare il fidanzato di Diane, Mitchell, e i due personaggi adesso convivono. “Adoro Andy Garcia, è una persona speciale. Nel film ci siamo baciati in molte scene”, dice Keaton. “So che non gli è piaciuto, l’ho praticamente molestato, ma non mi interessa! Ho chiesto di girare più riprese possibili insieme!”. Garcia nega che ci sia qualcosa di più che il piacere di ritrovare una vecchia amica: “Adoro Diane, mi piace lavorare insieme a lei. Quando mi hanno inviato la sceneggiatura e ho scoperto che il film si sarebbe girato in Toscana si è praticamente chiuso il cerchio: ho incontrato Diane nel 1989-1990, nel set di Il padrino – Parte III”.

A Garcia, Johnson e Nelson, si aggiungono due nuovi attori, anche se uno di loro tecnicamente ritorna dal passato. Vincent Riotta, meglio noto per il suo affascinante ruolo in Sotto il sole della Toscana, torna a recitare in un film ambientato in Italia interpretando Gianni, l’uomo che quando si trova in America per lavorare in una scuola di cucina ha una relazione con Carol (Mary Steenburgen). Ma poi decide di interromperla e fa infine ritorno a Roma.

E poi c’è Sharon, interpretata da Candice Bergen, che appare in alcune delle scene più esilaranti di Book Club – Il capitolo successivo, accanto a Hugh Quarshie, il cui personaggio Ousmane è determinato a farle trascorrere una serata autentica e indimenticabile in Italia.

Tuttavia, l’elemento più importante nella saga rimane lo stesso: “Spero che riesca a trasmettere ai fan il valore dell’amicizia, nel nostro caso quella fra donne, la sua importanza e il senso di sicurezza che dà alle persone”, afferma Bergen. “E spero anche che il pubblico apprezzi il paesaggio! L’Italia è meravigliosa e a dire il vero neanche i ragazzi sono niente male!”

CAPITOLO 5: AMICHE PER LA PELLE

“Siamo, fondamentalmente, come quattro giovani ragazze, amiche da metà della vita”, afferma Steenburgen sorridendo. “La nostra meravigliosa amicizia è cresciuta nel tempo. Ci messaggiamo, ci chiamiamo, ci assicuriamo che le altre stiano bene, ceniamo insieme nelle nostre case. Conoscere queste donne è stato un dono incredibile”.

L’opinione di Jane Fonda su Diane Keaton:

“Diane Keaton è ineguagliabile. Ha uno stile inimitabile nel modo di vestire, di recitare, di pubblicare contenuti su Instagram. È una persona eccezionale e osservarla mentre lavora, mentre arricchisce il personaggio che interpreta con la sua spontaneità e la sua stravaganza, è davvero divertente”.

L’opinione di Jane Fonda su Candice Bergen:

“Candy, come tutti sanno, ha senso dell’umorismo. È un tipo di umorismo molto particolare, molto cinico, che è ciò che ha portato al successo la sitcom Murphy Brown. E tutto grazie a lei. È una persona molto divertente. Nel film è l’unica di noi a interpretare un personaggio che non è legato a un uomo in particolare e che ha girato tante scene provocanti, più delle altre tre.

L’opinione di Jane Fonda su Mary Steenburgen:

“Mary è stata una grande scoperta per me. Non la conoscevo prima e devo dire che mi sono innamorata di lei. È una delle persone più incredibili che io abbia mai incontrato in vita mia. C’è qualcosa in lei che è profondamente positivo e divertente. Adora ridere, scrive musica, suona la fisarmonica e balla il tip tap. È diversa da chiunque io abbia mai conosciuto finora, sarà per sempre la mia migliore amica”. 

L’opinione di Mary Steenburgen su Jane Fonda:

“Jane è una buona amica e in qualche modo anche la mia mentore dal punto di vista emotivo: da lei ho sempre tanto da imparare ed è la persona più sincera che abbia mai incontrato. A volte lo è persino troppo, ed è straordinaria. È davvero incredibile. E ci sono momenti nei quali recitiamo insieme, in cui passa all’improvviso dall’essere mia amica all’icona dagli occhi blu Jane Fonda. E questa cosa mi lascia a bocca aperta. Come ho avuto la fortuna di arrivare fin qui? Le voglio tanto bene”.

L’opinione di Mary Steenburgen su Diane Keaton:

“Diane è un’artista selvaggia, aperta e incredibilmente dolce. Non esiste molecola nel suo corpo che non risenta del suo spirito artistico: dal modo in cui si veste, alla scelta degli oggetti di design per la casa. Abbiamo studiato entrambe alla Neighborhood Playhouse, lei qualche anno prima di me. C’era una sua foto appesa al muro della scuola, la vedevo tutti i giorni. E a diciotto anni pensavo: ‘Non sarebbe bello se un giorno lavorassi con lei?’. Sono passati tanti anni prima di riuscirci in Book Club – Tutto può succedere, ma ne è sicuramente valsa la pena”.

L’opinione di Mary Steenburgen su Candice Bergen:

“Candice è esilarante e dispettosa e quando la guardo la metà delle volte vedo una ragazzina di dodici anni davvero monella. Mi succede sempre. È un’amica sensibile, brillante, bella e brava”.

 L’opinione di Candice Bergen su Diane Keaton:

“Diane ha tante virtù, ne sono incantata. Si è impegnata fortemente nella costruzione del personaggio che interpreta. È attenta ai dettagli, apporta una carica vitale e una vivacità da farlo diventare reale. Rende ogni personaggio sorprendente, acuto e commovente, si impegna molto in tutto ciò che fa”.

L’opinione di Candice Bergen su Jane Fonda:

“Jane fa qualcosa in più rispetto a tutte noi. Fa tantissime ricerche. Sono solita chiederle: Ti sei occupata anche di questo?’. Si impegna molto di più rispetto alla maggior parte degli attori”.

L’opinione di Candice Bergen su Mary Steenburgen:

“È l’unica persona che conosco che suona una fisarmonica. Ha le qualità inaspettate di un compositore, oltre a essere calorosa e vitale, ed è così bello lavorare con una persona così intensa, gentile e divertente come lei”.

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Patrizia Gallini
I colori, l’aspetto e i modi sono da nobildonna veneziana, ma le sue origini sono piemontesi. Ha il sorriso affettuoso e sereno di chi si appresta a offrirti il tè con i pasticcini, ma in realtà sta discutendo di business con la fermezza di un panzer. Il suo “buen ritiro” è un antico mulino nel torinese, quando non è “occupato” dai suoi quattro nipotini. Di lavoro fa la P.R. , e naturalmente è il boss della sua agenzia. Per passione frequenta gli chef stellati, ama leggere e segue tantissimi spettacoli teatrali e, naturalmente, ci rende partecipi dei suoi incontri attraverso le nostre pagine.
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