Il Parka è immortale. Il giaccone sportivo più famoso di sempre, distinto dal cappuccio e dalla fodera staccabile, è sempre più in voga. Non si è fermato davanti a nulla: è sopravvissuto indenne ai duri anni della Seconda Guerra Mondiale e ha protetto dal freddo i soldati americani nella guerra di Corea.
Alla fine degli anni ‘50 ha ospitato gli stemmi e le toppe dei Mods nelle loro scorribande a due ruote, per poi diventare un vero e proprio simbolo di rivoluzione giovanile a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, e approdare nel Terzo millennio sulle passerelle di tutto il mondo grazie a Burberry.
Oggi il Parka uomo è uno dei capi più apprezzati, specialmente dai giovani, perché è allo stesso tempo comodo e stiloso.
Il modello classico è lungo, copre fino alla metà della coscia, e sul davanti si chiude con un doppio sistema, composto da zip e bottoni. Dalla seconda metà del ‘900 i modelli più diffusi sono realizzati in nylon. Iconico anche il bordo del cappuccio, realizzato in pelliccia. È un capo tuttofare: impermeabile, adatto ad ogni clima, versatile per ogni look.
Per l’uomo, il Parka si adatta a completare un abbigliamento da lavoro, ma va bene anche per il tempo libero. Per chi vuole osare, si può abbinare anche a capi eleganti. La sua forza rimane sempre la stessa: la versatilità. Protegge da qualunque clima, soprattutto dalle incertezze meteorologiche delle mezze stagioni.
Le origini del parka
Ma le sue origini, di solito localizzate nel Circolo Polare Artico, sono oscure. La nascita del cappotto Parka viene collegata alla storia degli Inuit: tradizionalmente la gente di quel popolo ne indossava, uno sopra l’altro, tre per proteggersi dalla morsa del gelo artico.
I capi erano realizzati con pellicce di animali diversi: c’era quello di volpe, quello di foca e quello di orso polare. Il termine stesso deriva dalla lingua Nantes, originaria dei territori della Russia: “Parka” significa “pelle di animale”.
Dopo i primi modelli progettati come abbigliamento militare per i soldati americani – da cui l’iconico colore verde – sia di tipo invernale che estivo, bisogna aspettare il dopoguerra per vederlo utilizzato in ambito civile: nella prima metà degli anni ‘50 lo indossavano i lavoratori che passavano ore al freddo delle celle frigorifere per stoccare le carni, o anche gli atleti degli sport invernali.
A partire dagli anni ‘70, alla celebrità del cappotto hanno contribuito i gruppi rock: indimenticabile il Parka sulla copertina del disco Quadrophenia firmatodagli Who, o ancora gli outfit sfoggiati in pubblico da stelle del grunge anni ‘90 come Eddie Vedder, frontman dei Pearl Jam, e Kurt Cobain dei Nirvana. Nel giro di pochi anni il Parka viene sdoganato all’interno del mondo della moda femminile: avvolge la modella Kate Moss in un famoso servizio fotografico per la rivista Vogue e vien reinterpretato da maison come Yves Saint Laurent e Stella McCartney.
Dalle grandi firme ai giganti dell’abbigliamento low cost, come H&M, il passo è breve.
Con il tempo il tipico verde militare degli inizi è stato affiancato da varie tonalità, dal marrone al blu scuro, a colori pastello. Le ultime tendenze includono i modelli Hi Tech, realizzati in fibre riciclate ed ecosostenibili.
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